Da Diapers.com ad Amazon, da Jet.com a Walmart. Next? La città del futuro
Qualche mese fa avevo scoperto l'incredibile storia di Marc Lore, del quale si è molto parlato nei giorni scorsi per la sua uscita da Walmart, come capo dell'e-commerce. Secondo gli esperti, considerata la natura imprenditoriale di Lore, era solo questione di tempo.
Tornando indietro: nel 2005 vede un buco nel mercato e decide di vendere pannolini online (ricordate Aston Kutcher nel film 'A lot like love'? Nel film anche lui sull'onda dei vari Pets.com decide di vendere pannolini online, fallendo miseramente in pochi anni. NB: il film è uscito ben prima di Diapers.com…).
Nessun produttore però voleva venderglieli direttamente e per ben 2 anni Marc e socio furono costretti a comprare ogni pannolino disponibile nel raggio di 100 miglia dai grandi retailer, e dunque a perdere soldi, fiduciosi però nel loro modello.
Finchè ad un certo punto P&G, dopo diverse chiamate dei vari Costco and BJ’s che, pur vendendoli tutti, rimanevano completamente sprovvisti per i clienti ordinari, si è trovata costretta a rifornirli direttamente.
Si arriva al 2010: Amazon, visibilmente sconfitto sul fronte pannolini, la acquisisce per 540 milioni di $. Il sito rimane online ed operativo fino al 2017 quando però viene chiuso: le malelingue dicono per i contrasti tra Bezos e lo stesso Lore.
Lore dopo il deal avrebbe lavorato circa 3 anni in Amazon, per poi staccarsi e fondare un ecommerce concorrente, Jet.com, venduto a sua volta a Walmart nel 2015 per 3.3 billion, dopo solo 500 giorni di vita.
Arriviamo ad oggi: dopo il suo arrivo Walmart, preso proprio per dare una svolta alla strategia e presenza online anche grazie alla sua profonda conoscenza del mondo Amazon, è riuscito a togliersi la fama del dinosauro del digitale ed arrivare ad essere il negozio online numero 2 dopo quello di Jeff Bezos negli USA, acquisendo in questi quattro anni diversi 'digital-native' brand, alcuni portati avanti con successo ed altri meno.
Parliamo del dopo: si sa ancora molto poco. ma qualcosa si. La sua prossima svolta imprenditoriale sarà qualcosa di molto lontano dalla sua attuale esperienza: un progetto pluridecennale per costruire "una città del futuro" supportato da "una versione riformata del capitalismo". Aggiunge scherzando "È un nuovo modello per la società che testeremo".
Ulteriori informazioni trapeleranno nei prossimi mesi. Alcuni che lo hanno sentito parlare del progetto dicono che uno degli obiettivi sarà dare ai cittadini di tutti i giorni un vantaggio economico diretto nella crescita della città.
"Immaginate una città con la vitalità, la diversità e la cultura di New York City combinate con l'efficienza, la sicurezza e l'innovazione di Tokyo e la sostenibilità, la governance e i servizi sociali della Svezia", si legge nella dichiarazione di visione del progetto. "Questa sarà la nostra nuova città." "Questo sarà un progetto per tutta la vita", ha aggiunto. "È la cosa che mi appassiona di più."
L'imprenditore e dirigente ha detto che prevede anche di dedicare più tempo alla filantropia, alla consulenza alle startup e al servizio nei consigli di amministrazione di società pubbliche, mentre scrive anche un libro e lavora allo sviluppo di un programma televisivo. Ha detto di avere idee per nuove startup che voleva perseguire, ma ha chiarito che non aveva intenzione di gestirle come CEO.
Sono davvero curioso di vedere quello che succederà, potete stare certi che continuerò a seguirlo e a tenervi aggiornati.
Vi lascio un paio di interviste se qualcuno volesse approfondire il personaggio, con moltissimi spunti, dal mondo HR all'imprenditorialità all'interno di una grande azienda, ai tratti che ricerca nelle persone del suo team.
A presto
Antonio