In questo ultimo libro trovo che Gary Vee si sia davvero superato. E’ una sorta di ‘sequel’ di ‘Crush It’ del 2008, nel quale oltre ad una interessantissima panoramica della situazione attuale dei social media e sui rispettivi punti di forza, debolezza e metodi di utilizzo, presenta moltissime storie di chi è riuscito, più o meno in grande, a crearsi il proprio business sfruttando social media, hustle e voglia di fare.
“ This is dedicated to all the people who are visionary enough to recognize the enormous opportunities we've been given in this new digital age. And who are brave enough to demand and seek out happiness not only in their life but also in their work"
Premettendo che quello che ho sentito durante un 'intervista è davvero ‘hilariuos’: ha detto cioè che quei ragazzini che non possono permettersi il libro dovrebbero scaricarselo su bitorrent!!
Detto questo non starò a descrivere una per una le piattaforme da usare e le loro peculiarità. Volevo però sottolineare da una parte quelli che sono alcuni tratti, alcuni atteggiamenti secondo lui necessari oggi come lo erano dieci anni fa quando scrisse ‘Crush It’, e poi invece alcuni spunti di riflessione ‘macro’ proprio su alcune piattaforme, spunti di riflessione nati leggendo il libro, ma anche consumando gran parte del suo contenuto (in particolare il podcast).
“Personal brands are for everyone”
Come dicevo nel libro prima di analizzare nel dettaglio le principali piattaforme che dominano il mercato e sulle quali è rivolta praticamente tutta la nostra attenzione, sottolinea o meglio delinea alcuni tratti e caratteristiche, che ancora contano, e sulle quali ognuno di noi dovrebbe lavorare:
Intent
Authenticity
Passion
Patience
Speed (questa è la ‘contraddizione’ che preferisco: micro-speed, macro-patience)
Work
Attention
CONTENT
"Document, don't create."
Gary ha sempre spinto moltissimo SnapChat fin dalla sua nascita: è stato, come spesso accade, un precursore sulla piattaforma, ed è stato testimone attivo della sua crescita. Per farla breve però, ha sempre sostenuto che si tratti esclusivamente di una questione di attenzione: esiste pero’ attenzione che è ‘underpriced’ ed attenzione che e’ overpriced.
Scherzando (ma non troppo) dice infatti che non è che le pubblicità’ in TV, sui giornali o sui cartelloni stradali non funzionino, ma sicuramente sono troppo ‘care’ per l’attenzione che si ottiene. E’ famosa la pubblicità nell’intervallo del Superbowl per essere cara come il fuoco: bene per lui quello invece è l’unico spazio pubblicitario in televisione che invece varrebbe la pena comprare in televisione:
Dice infatti che in un mondo dominato da Netflix e Prime Video, più nessuno vede i canali ‘normali’: ma anche quando qualcuno li guarda appena parte la pubblicità tutti tiriamo fuori lo smartphone e scrolliamo Twitter, Facebook e via dicendo..
Tutto questo per dire che secondo lui, ancora oggi, Facebook Ads ed Instagram Ads sono le ads più sottostimate e ‘underpriced’ esistenti sul mercato. Non sarà così per sempre però, proprio come accadde con Google Adwords quando le più grandi compagnie del mondo ne capirono il potenziale e iniziarono ad investire pesantemente. Chi spendeva più di tutti in Google Adwords in buona parte dei primi dieci anni del duemila?? Un certo Jeff Bezos con la sua Amazon..
Parla inoltre moltissimo, cosa che faceva molto meno nel recente passato, di Linkedin: dicendo che da piattaforma di HR pura e di ‘spamming for business’ si è finalmente trasformata in un Facebook del business, una piattaforma per il content e dunque è il massimo per quanto riguarda il BtoB. Puoi infatti fare delle campagne targetizzando le risorse umane di certe aziende, oppure i CFO del tuo settore, o tutti gli impiegati si un determinato ambito.
Moltissime le storie di successo che vengono raccontate nel libro: da Shaun “Shonduras’ McBride (youtuber) a Lewis Howes (host del podcast School of Greatness), da Pat Flynn (Smart Passive Income podcast) a Andy Frisella (The MFCEO Project).
Un intero capitolo viene inoltre dedicato ai diversi motivi che in qualche maniera ci fermano, ed è facile ritrovarsi. Dalla paura del fallimento, a quella del giudizio altrui, a quella di non riuscire a mantenere lo stile di vita troppo alto che ci siamo creati e che ci costringe spesso a fare lavori che odiamo.
Davvero consiglio a tutti di leggerlo. Credo che in questo libro sia presente tantissima ‘practitionship’ come dice lui. Poca teoria, tanta pratica, tante tattiche e soprattutto tante storie e testimonianze di chi è riuscito in qualche maniera a portare il proprio business e il proprio personal brand ad un altro livello, sfruttando le possibilità di connessione, di creare community e di creare cultura tramite i propri contenuti sui social media.
Fatemi sapere cosa ne pensate!
Comments