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Immagine del redattoreAntonio Garbaccio

Interviste: Andrea Visconti, founder di Sinba e divulgatore digitale


Da Sinba al suo ormai famosissimo 'Successo di un fallimento', di seguito il riassunto di una bellissima chiaccherata con Andrea.




Oggi parliamo con Andrea Visconti. Lo conosco da vent’anni, da quando eravamo alle scuole medie a Torino, anche se poi ci siamo completamente persi di vista. Andrea è il founder di Sinba, sistema di pagamento tramite smartphone, inizialmente nato per saltare le code nei negozi. Startup proprio torinese, nata nel 2013.


Simba ha chiuso abbastanza recentemente, ma Andrea ha deciso di parlare apertamente di questa storia in molte occasioni, e il suo ’successo di un fallimento’ è diventato piuttosto conosciuto nell’ambiente e non solo. Probabilmente alcuni di voi avranno sentito o visto la sua ormai famosa fiaba dove racconta proprio la storia di questo fallimento (la potete trovare qui).


Oggi si occupa, tra le altre cose, di divulgare la cultura digitale nel nostro paese. Ultimo ma non in ordine di importanza, Andrea ha anche parlato all’ultimo Tedx di Salerno. Consiglio a tutti di seguirlo sui social: i suoi contenuti sono molto validi e fanno riflettere.


Lo ringraziamo davvero per la disponibilità e partiamo con le domande!


Innanzitutto grazie per la disponibilità. Ho saputo di quanto stavi facendo da un vecchio amico in comune (ciao Cugio) e poi su Linkedin e con qualche ricerca ho scoperto il resto. Partiamo da Sinba Pay e dal suo successo/fallimento.

Il successo che ha avuto Simba in realtà è stato più un successo ‘mediatico’ che non un vero e proprio successo, il prodotto non è mai finito sul mercato, dunque di successo in realtà non si può’ parlare. Il successo mediatico invece l’ha avuto perché l’idea aveva un interesse reale, pubblico, l’idea appunto di dare più tempo alle persone per fare ciò che amano (la nostra value propositon). Ovviamente il problema del tempo è un problema che abbiamo tutti, è l’unica risorsa che non si può comprare, non si può creare e dunque interessava a tutti. Da un certo punto in avanti c’è stata la partecipazione al talent show di Italia1 Shark Tank che ha dato un interesse mediatico ancora maggiore, anche se anche prima eravamo usciti su diversi giornali di settore.


Questo comunque era stato parte di una nostra ’strategia’ per fare parlare di noi, non avendo un grosso budget a disposizione, era per noi l’unica strada. In qualche maniera volevamo anche far sapere che ce ne stavamo occupando non essendo l’idea brevettabile poteva essere una sorta di seppur minima protezione.


Vuoi provare a spiegarci più nel dettaglio quali sono stati gli ostacoli più ardui da superare, tecnologici e non?

Le difficoltà che abbiamo incontrato sono state tantissime, alcune le ho anche raccontate nella fiaba. Quella più strutturale è stata quella di trasmettere la fiducia ai nostri clienti per riuscire a mettere sul mercato il nostro servizio. Poi anche nel formare il team: la prima volta che ho parlato di Simba, dopo aver cercato online se ci fosse qualcosa di simile, è stato al mio socio Alessandro, e nello stesso giorno anche lui mi propose una sua idea imprenditoriale, quindi per un certo periodo in realtà siamo andati avanti in parallelo seguendo due strade. (Tornando alle ricerche di mercato, in realtà non cercavo veramente, cercavo per far in modo di non trovare..poi piano piano ho iniziato a cercare veramente..)


Poi abbiamo cercato altre persone per la parte di backend: eravamo riusciti a coinvolgere un altro amico che aveva accettato in un primo tempo, ma poi resosi conto del tipo di impegno che questa iniziativa richiedeva si è poi tirato indietro, seppur scusandosi. Il percorso ovviamente sarebbe stato lungo e senza stipendio, almeno all’inizio. Poi abbiamo trovato un altra persona che già conoscevo e che ha accettato al volo. Quindi è vero faticosa la formazione del team, ma allo stesso tempo abbastanza rapida.

Dal punto di vista tecnologico invece non ci sono state grosse difficoltà, utilizzavamo tecnologie esistenti ed era tutta arte nota.


Probabilmente un’altra grandissima difficoltà è stata quella di ottenere finanziamenti: da una parte quelli di Shark Tank che non sono mai arrivati (si parlava di 250k), poi siamo riusciti invece a raccoglierne 115k da H Farm, che poi però non sono bastati. Questi soldi sarebbero dovuti servire a poter pagare gli sviluppatori a tempo pieno e così accelerare lo sviluppo e convincere il primo cliente. Avremmo dovuto e voluto trasmettergli quella fiducia necessaria per far si che potessero affidare una parte così delicata del processo di acquisto (il pagamento in questo caso), ad una startup nuova, piccolina ed obiettivamente non tanto strutturata.


"Ti chiedi se il tuo servizio risponda ad un bisogno reale"

Ulteriore difficoltà: ti chiedi se il tuo servizio risponda ad un bisogno reale. E noi queste conferme le avevamo sia lato utenti che lato clienti, in continuazione, raccogliendo feedback ma anche in tutti gli incontri con potenziali clienti ed investitori che facevamo. La parte però delle ‘trattative’ è sempre stata molto lunga dal punto di vista dei tempi, tempi obiettivamente troppo lunghi per una startup, che invece alla base deve avere la velocità.


Quando avete capito che la vostra avventura stava giungendo al termine?

In realtà l’abbiamo capito prima che Simba avrebbe chiuso, cercavamo però di fare tutto il possibile e di provarle tutte. Con il senno di poi se avessimo chiuso prima avremmo risparmiato del tempo utile a ricominciare e saremmo arrivati verso la fine meno ‘tirati’ dal punto di vista economico. Sicuramente abbiamo capito che per creare una azienda del genere servivano più investimenti e più ‘struttura’.


Che consigli daresti a un giovane appena uscito dal liceo o iscritto all’università che sogna di diventare entrepeneur? Hai avuto dei mentori anche se solo ‘platonici’? Come forse sai io con trovalatuastrada voglio condividere il meglio del content che si trova online: tu avresti da segnalarci qualche blog/sito/entrepeneur che ti ha aiutato nel tuo percorso?

Guarda se devo essere schietto e sincero non mi sento in grado né voglio dare consigli. Quello che però posso dire è quello che ha funzionato e funziona tuttora per me: la sera da qualche tempo, quando sono ormai cotto dalla giornata e dunque non ho nemmeno la forza e la necessaria concentrazione per leggere (dato che quando leggo sono più le idee che butto giù e gli appunti che prendo), ho iniziato a seguire alcuni canali su Youtube.

Prendo i canali più ‘famosi’ di qualche argomento che mi interessa, dalle ultime novità del digitale a qualunque altra cosa, e vedo come e cosa dicono. Questa sorta di apprendimento passivo mi è stato molto utile e lo consiglio a tutti.

Non starò invece a consigliare dei video o canali perché dipende tutto da ciò che vai cercando: smanettando un pochino comunque si trova contenuto davvero valido, e gratis.


Un libro che ogni entrepeneur dovrebbe necessariamente leggere o che ha avuto un ruolo molto importante nel tuo percorso?

Ho letto di recente il libro di Gaito ed è molto interessante e per certi versi completo. Lo consiglierei (trovate qui l'intervista a Raffaele per trovalatuastrada).


Come dicevo nell’introduzione, hai portato in giro per l’Italia tra articoli sulla stampa ed online e a diverse conferenze, il tuo ‘successo di un fallimento’. La tua video-fiaba è diventata virale. Ci racconteresti?

In realtà già qualche anno fa avevo scritto un pezzo sul mio blog (in realtà rimasto in bozza per tutto questi tempo), dove sostanzialmente raccontavo le stesse cose della fiaba: sono cioè le iniziative che falliscono e non le persone. Già solo parlando dell’etimologia della parola successo: le persone hanno successo solo perché succedono, perché si svegliano al mattino e ci sono. Poi facile da dire ma anche su mi me ho dovuto fare un grande lavoro di metabolizzazione. Le varie isole e i vari re della fiaba sono i vari personaggi incontrati nel nostro ‘viaggio’.

Comunque tutto nasce dal fatto che una volta terminata questa avventura, e fallita dunque l’iniziativa Simba, ho sentito il bisogno di dirlo e di raccontarlo, soprattutto ai miei figli. Proprio da qui infatti nasce il formato della fiaba, mi sembrava il modo migliore per raccontarla. Allo stesso tempo perché dovevo sentir parlare di noi quando le cose andavano bene e ‘sparire’ quando andavano male? Non mi sarebbe piaciuto, da qui anche l’esigenza di raccontare.


Sono anche stato ‘accusato’ di sostenere che fallire sia bello, e sicuramente quando vai in TV a raccontarlo sei soggetto ad ogni commento, dai classici ‘sei scappato coi soldi’ o appunto ‘come puoi dire che fallire è bello quando lasci delle famiglie a piedi’. Ovviamente io non ho mai detto questo, ma semplicemente che fallire non è l’ultima parola.


Torniamo al formato: fiaba appunto per i miei figli piccoli, video perché sono nativi digitali (a parte che i miei figli non sanno ancora leggere :) ) ma poi pensavo che le persone non si sarebbero mai messe a leggere una fiaba, mentre il video poteva essere più ‘accattivante’. Tantissime persone in realtà poi l’hanno vista e ho ricevuto centinaia e centinaia di messaggi in merito, persone che mi citavano per le ultime battute del video. Ed è stata una bellissima sorpresa. Molti mi hanno anche scritto le loro storie, anche molto più drammatiche e complicate della mia, si è creato dunque un bellissimo momento di condivisione.




Subito dal secondo giorno ho capito che la fiaba stava prendendo piede, diversi giornali e sedi centrali si sono fin da subito dimostrate molto interessate finché mi ha chiamato la redazione di Gramellini, e questa è stata un’esperienza davvero pazzesca.


"Sono le iniziative che falliscono, non le persone"

Obiettivi per il futuro?

Ho avuto già esperienza lavorativa in una startup, la mia, proprio dalla sua nascita, e in tutte le sue difficoltà fin quasi ad arrivare sul mercato. Adesso lavoro per una nuova startup però già avviata e già formata, mi piacerebbe provare un’esperienza in una realtà più grossa ma soprattutto strutturata, per completare o meglio continuare ad accumulare esperienza in ambiti diversi ed in qualche maniera vivere l’intero ‘ciclo’.


Dopo la fiaba ho ricevuto moltissime proposte, alcune molto interessanti, altre meno. Ne ho rifiutate moltissime: alcune per mancanza di tempo, altre perché quanto richiesto non rientrava nelle mie corde e non caratterizzava la mia persona. Sono comunque uscite molte idee ed opportunità interessanti, vedremo in futuro.


So che hai già, nonostante tu sia molto giovane (Andrea ha 31 anni), una famiglia numerosissima! Come concilii la tua vita lavorativa da imprenditore digitale con tanti bambini?

Guarda non si tratta in alcun modo di conciliare le due cose: loro sono e saranno sempre la mia priorità numero uno! Partendo dal presupposto che mia moglie è una santa cerco sempre di fare la mia parte: spesso e volentieri al mattino li porto io a scuola e all’asilo ad esempio. Sicuramente ci vogliono tanti sacrifici, e le ore serali quando loro sono a letto e tu non sei ancora crollato cerco di recuperare quanto non sono riuscito a fare durante il giorno. Loro comunque sono la mia forza, e il motivo per cui faccio quello che faccio.


Infine come consideri l’ecosistema startup in Italia? Cosa pensi si possa e debba fare per migliorare a situazione attuale?

La situazione non è semplice, ma qualcosa si muove. Mancano pero’ grossi investimenti strutturati e velocità.


Grazie ancora Andrea ed in bocca al lupo!


Condividete, commentate e fatemi sapere cosa ne pensate!


Antonio

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